IMPATTO AMBIENTALE DELLE CENTRALI TERMOELETTRICHE

 

L’anidride carbonica, assieme al vapore acqueo a e qualche altro gas presente nell’atmosfera, lascia entrare la luce solare ma non lascia uscire il calore emesso dalla Terra. Questo fenomeno è chiamato “effetto serra”, perché simile a quello prodotto dai vetri nelle serre che mantengono al caldo le coltivazioni, lasciando passare la luce solare e non lasciando uscire il calore. L’effetto serra è molto importante perché ha mantenuto sul nostro pianeta una temperatura media ideale allo sviluppo della vita.

Se però aumenta l’anidride carbonica nell’atmosfera, aumenta anche l’effetto serra e la Terra si riscalda. Anche un aumento delle temperatura di pochi gradi potrebbe avere conseguenze disastrose: cambierebbe il clima, si scioglierebbero i ghiacci polari, il livello degli oceani si alzerebbe e molte zone costiere sarebbero irrimediabilmente sommerse.

La crescente concentrazione di anidride carbonica nell’aria è dovuta all’uso sempre più diffuso dei combustibili fossili (petrolio, metano, carbone), oltre che dalla minore capacità di assorbimento di anidride carbonica dall’atmosfera da parte delle foreste, decimate dalla deforestazione.

Gli ossidi di azoto, assieme ai clorofluorocarburi (CFC, ossia gas artificiali usati in alcuni processi industriali, come fluidi refrigeranti nei frigoriferi e come propellenti nelle bombolette spray) sono tra i responsabili del buco dell’ozono, cioè della distruzione della sottile fascia di ozono che si trova nell’alta atmosfera e che protegge la terra dai raggi ultravioletti nocivi del Sole.

A partire dagli anni Settanta, alcuni ricercatori rilevarono che l’assottigliamento dello strato di ozono stava assumendo dimensioni allarmanti., Il “buco dell’ozono”, un fenomeno naturale che ogni anno durante la primavera australe si forma al di sopra dell’Antartide, stava assumendo una durata e una estensione sempre più ampie.

Nei Paesi industrializzati si adottarono misure per ridurre gradualmente la produzione di questi gas, in particolare la messa al bando dei CFC come gas propellenti e la riduzione delle emissioni di ossidi di azoto (carbone, petrolio e, in misura inferiore, metano, sviluppano durante la combustione ossidi di azoto).

PIOGGE ACIDE E INQUINAMENTO DELL’ARIA E DELL’ACQUA

Oltre al carbonio, che bruciando produce CO2 (anidride carbonica), i combustibili fossili contengono quantità più o meno grandi di zolfo e azoto (carbone e petrolio) o di solo azoto (metano). Questi elementi chimici, combinandosi durante la combustione con l’ossigeno e l’azoto dell’aria, formano gas che si disperdono nell’atmosfera e che contribuiscono all’inquinamento: dallo zolfo derivano l’anidride solforosa (SO2) e l’anidride solforica (SO3), dall’azoto derivano ossidi di vario tipo (indicati genericamente con NOx).

Tutti questi gas, combinandosi con l’acqua presente nell’atmosfera, formano degli acidi (solforico, nitrico, ecc.) che, cadendo al suolo, danno luogo alle cosiddette “piogge acide”.

Le piogge acide sono responsabili dell’acidificazione dei laghi e di gravi danni alla vegetazione, alle coltivazioni, alle foreste e all’ambiente in generale, ma anche agli edifici (soprattutto quelli antichi) e ai monumenti.

Possono essere trasportate dai venti anche molto lontano dal luogo in cui si sono formate. Oltre che con la pioggia, le molecole inquinanti possono giungere a terra con la neve o con la nebbia.

Il problema delle piogge acide è nato con la rivoluzione industriale e da allora ha continuato ad aggravarsi.

L’anidride carbonica e i gas che provocano le piogge acide sono prodotti in misura diversa dai combustibili fossili: a parità di energia prodotta, dal carbone se ne formano in misura maggiore che dal petrolio e, da questo, in misura maggiore che dal metano, che ha però la particolarità di non produrre ossidi di zolfo.

Oltre ai fumi prodotti dalle attività industriali, altra fonte importante di ossidi di zolfo e di azoto è costituita dai veicoli a motore, ossia dalla combustione dei derivati del petrolio (con l’adozione delle marmitte catalitiche si sta cercando di ridurre queste emissioni).

Eccettuata l’anidride carbonica, tutti gli altri gas possono essere assorbiti prima della loro immissione nell’atmosfera, per esempio usando marmitte catalitiche nelle automobili e opportuni sistemi di trattamento sulle ciminiere delle centrali termoelettriche. Si tratta naturalmente di interventi costosi, di cui occorre tenere conto nel valutare l’economicità delle varie fonti.